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Livia

di e con Silvia Paoli,
 musiche dal vivo di Francesco Canavese

Durata 75 minuti

Livia è una persona normale, fa la maestra in un asilo, non è particolarmente bella né particolarmente brutta, ha una cultura media, è una single che aspetta il Principe Azzurro.

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Due bambini giocano in giardino con delle tartarughine e uno dice all’altro: “Facciamogli fare l’amore!” e l’altro risponde: “Oh, si!.. Ma come le spogliamo?”
Lo spettacolo “LIVIA, facciamo che io ero morta tu eri un principe mi davi un bacio e rivivevo” potrebbe forse essere riassunto solo da questa frase, che racchiude la poesia e l’ironia di un mondo che si scopre facendosi, che nella semplice esperienza delle cose trova la sua contraddizione e la sua bellezza.
Credo che proprio nella normalità, nel quotidiano, si nasconda il segreto, l’originalità e lo stupore che spesso dimentichiamo nel nostro affannarci ad essere originali, ad evitare la banalità.

Avevo bisogno di parlare di donne senza che la protagonista del monologo fosse una vagina o una vedova, un’aspirante suicida o una supereroina.
Livia è una persona normale, fa la maestra in un asilo, non è particolarmente bella né particolarmente brutta, ha una cultura media, è una single che aspetta il Principe Azzurro.
Insomma, niente di nuovo, se non il fatto che Livia la propria quotidianità la racconta a modo suo; ed il suo è un modo comico, poetico e disarmato quando il suo stupore e la sua meraviglia toccano la vita di tutti i giorni, quando la sua sensibilità si incrocia con quella degli altri.
E’ il nostro mondo, quello delle frasi fatte, dei vestiti alla moda, della paura di essere sbagliati, raccontati da una donna che osserva e vive cercando di stare al passo ma trovandosi sempre in qualche modo inadeguata rispetto a quello che la socialità le richiede con regole di stile e di comportamento.
In scena un’attrice ed un musicista; le canzoni intersecano la narrazione e diventano quasi un rifugio demodé, lasciano intravedere la verità della protagonista, quel bisogno di intimità e amore che sta nel cuore di Livia; la musica accompagna, commenta e suggerisce, è un linguaggio che affianca la parola, non sottolinea ma crea, in un dialogo a volte stridente a volte conciliante che non lascia mai soddisfatti, che non appaga ma apre spazi da riempire con le immagini che ognuno si porta addosso.

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Nel 2001 si diploma presso la Scuola Civica d’Arte Drammatica Paolo Grassi e comincia a lavorare come attrice con registi e compagnie completamente eterogenee fra loro quali Rem e Cap, Peter Stein, Maurizio Schmit, Davide Riondino, CSS di Udine, Teatro Gioco Vita di Piacenza… Contemporaneamente comincia la formazione vocale con il maestro Bruno De Franceschi e questo la spinge verso un teatro che trova sempre nella musica una parte fondamentale: il musical kletzmer con Giora Fiedman al Franco Parenti di Milano, il Decameron di Corciano, la Regina della Notte con De Franceschi e l’assistenza alla regia nel campo lirico con Damiano Michieletto. Comincia a sviluppare una poetica e ad indirizzare la propria ricerca verso un teatro che non si può definire di narrazione come s’intende comunemente oggi in Italia ma piuttosto di “storie”; il bisogno di raccontare e di ascoltare diventa il principale motore della comunicazione (appunto) teatrale. Traduce dal francese “Clotilde du Nord” di J.L. Calaferte e lo porta in scena in un albergo per il festival “Kilowatt” di San Sepolcro; comincia a lavorare a Firenze con Alessandro Riccio su spettacoli comici di vecchia scuola, che traggono ispirazione dalla commedia dell’arte, dal grammelot e dalla macchietta nobile dell’avanspettacolo. Così nasce finalmente l’esigenza di un testo che sia “suo” e Livia prende vita, carica delle storie catturate in vent’anni di periferia fiorentina, della Commedia italiana, della musica e della poesia del banale e delle piccole cose. Livia la porta in giro per l'Italia, dove la timida maestra d'asilo (Livia, appunto) viene sempre accolta con calore e grandi risate da pubblico e critica. Alcuni anni dopo nasce “Bucce”, un lavoro sull'età e l'invecchiamento che la vede sempre in coppia con il musicista Francesco Canavese, già presente in Livia.
Parallelamente al lavoro di attrice, che negli ultimi anni l'ha vista anche impegnata in due produzioni dello Stabile del Veneto con la regia di Damiano Michieletto (Il Ventaglio di C. Goldoni nel ruolo di Giannina e L'Ispettore Generale di Gogol' nel ruolo di Anna Andreevna) comincia il lavoro di regista lirica, con Cenerentola di Rossini per l'Operastudio di Tenerife dove quest'anno ha debuttato con Nozze di Figaro. In febbraio dirigerà Turandot per Aslico (Opera Domani), Teatro Sociale di Como.

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